Un Mulino e la Benzina del Passo

Il Mulino a energia elettrica e

 il distributore di Benzina nel "Passo"
 
 Siamo quasi ritornati in Piazza Immacolata, ma prima ti voglio parlare del Mulino a energia elettrica di proprietà di “Mastru Elia Mazza”
In realtà, molti rioni di Curinga possedevano il mulino, perché nella piana e nelle campagne vicine, si produceva tanto grano, ma anche grandi quantitativi di cereali, mais e lupini.
Don Antonio Bonello nel libro Curinga recupero di storia e di vita sociale, afferma che nel territorio, la presenza del Fiume Turrina ne consentiva molti azionati ad acqua (ben dodici tra sponda destra e sponda sinistra), tre erano invece azionati a motore a scoppio, mentre altri sette, tra Curinga ed Acconia erano azionati ad energia elettrica. 
Oggi, i mulini sono tutti dismessi, soprattutto quelli ad acqua, dei quali rimane solo qualche rudere, difficile anche da individuare, ma anche quello di cui ti sto parlando, nonostante fosse alimentato da energia elettrica, è stato dismesso da molto tempo, inghiottito in parte dalle erbacce, mentre altra parte è stata riadattata ad abitazione.
In zona Tre Canali ne esisteva un altro, di Pietrogiovanni Perugino, alimentato con motore a scoppio, ma lo stesso proprietario ne possedeva un altro in zona San Giuseppe, azionato da energia elettrica. Non so dirti se oggi qualche Mulino funziona ancora nel paese di Curinga. Di fronte al mulino Mazza, c’era la Falegnameria di Mastro Argantonio della quale, se ben ricordo, ti ho parlato all’inizio di questo percorso. In questo locale, poco oltre, operava il Barbiere Giovambattista Calvieri, noto in Curinga per avere operato negli anni 40 – ’50 e che spesso, era costretto a scambiare la sua opera con derrate alimentari provenienti soprattutto dalla terra (Fagioli, Ceci, Verdure, uova o altro).
Occupava inizialmente una delle tante baracche di Piazza Immacolata, ma poi si è trasferito nel locale di sua proprietà, posto sotto la sua abitazione.
Lo ricordo come una persona sempre ben vestita, educato e sempre sorridente che, per i tempi difficili che si stavano vivendo, non era poco.
Il Passo o, Piazza Immacolata; ti ho già raccontato la storia di questo luogo e come, da un canalone, con relativo passaggio di acqua, si è trasformato in Piazza.
Il negozio di generi alimentari che troviamo sulla nostra destra salendo per via Nazionale, è quello di Giuseppe Perugino, grande commerciante e grande imprenditore che ha riversato il suo lavoro in più attività riuscendovi ovunque mettesse le sue mani.
Un Mulino, un panificio, un mulino di proprietà di suo padre, del quale ti ho appena parlato, ed ancor prima una concia di pelli ubicata in prossimità di Tre Canali sono state alcune delle sue attività imprenditoriali. Per ultimo il suo negozio di Generi Alimentari che ha trovato quest’ultima ubicazione dopo essere stato a San Giuseppe prima e in prossimità di Piazza San Francesco poi.
Giuseppe Perugino era nato a Belo Horizonte in Brasile ma è arrivato in Curinga in giovane età.
Viene premiato (tra i settanta) dalla Camera di Commercio di Catanzaro con Medaglia e Diploma nel quale gli vengono riconosciuti grandi meriti per avere per quarant’otto anni portato avanti il suo esercizio commerciale.
Non ti ho parlato però del “Muro del Passo”, una serie di gradoni, distanziati tra loro di un paio di metri e collegati da tre grossi tubi di ferro neri che ne limitavano il pericolo di caduta.
Il muro iniziava dalla biforcazione stradale che, da una parte porta a Tre Canali, mentre l’altra procede per Piazza Immacolata, per finire in curva, dietro la Chiesa.
Non tutti avevano la stessa conformazione, perché alcuni erano semplici muri di protezione, mentre quelli prospicienti la Piazza, assumevano la forma di sedili e che per questo, venivano usati per “meriggiare” nei momenti di relax da parte dei cittadini locali.
Il muro a forma di sedile finiva in corrispondenza dell’inizio della Chiesa, per poi ritornare alla semplice protezione e per far posto alla strada che tende, da questo punto in avanti, a restringersi.
Costituiva il riposo e il ritrovo per le persone che, a gruppi, li occupavano per discutere di politica o di altro o, semplicemente per osservare le ragazze che si recavano o uscivano dalla vicina Chiesa.
Anche i ragazzi si riunivano e s’incontravano sui muri di questa piazza, che era vissuta fin dalle prime ore del giorno, soprattutto nei periodi della Novena di Natale o del mese mariano dedicato alla Madonna dell’Immacolata.
Novena che iniziava alle primissime ore del mattino in modo da dare possibilità, a chi lavorava i campi, di seguire le funzioni religiose senza rinunciare alla giornata lavorativa, legando magari il proprio asino, già pronto per la campagna, alle sbarre in ferro che dividevano i muri, fin quando non finiva la funzione religiosa per poi recarsi nei campi per il lavoro della giornata.
Nei primi anni della mia permanenza in America, riuscivo a comunicare con grande difficoltà con i miei genitori perché, sia io sia loro, avevamo frequentato solo le prime classi della scuola elementare, e per questo, quando scrivevo una lettera per comunicare la mia situazione e il mio stato di salute, incontravo grandi difficoltà.
Nonostante tutto, le due o tre volte all’anno in cui riuscivo a farlo, riuscivo a fornire mie notizie e a ricevere quelle del mio paese e della sua costante trasformazione. Non lettere scritte dai miei genitori, ma da persone amiche e fidate che provvedevano a scriverle o a leggerle per loro conto che, dopo lungo tempo, arrivavano finalmente a destinazione.
Fu così che ho saputo che, in questa piazza, è stato installato il rifornitore di benzina per le automobili che, negli anni ’60 cominciavano a diffondersi tra i cittadini più facoltosi di Curinga e tra quelli che se lo potevano permettere.
Ancor prima di questa data, tra gli anni ’35 e ‘40, situato nell’incrocio tra via Roma e Corso Garibaldi, difronte la bottega da fabbro di Mastro Francesco Sestito e il magazzino con i Telai di donna Concetta Mazza e antistante la Bottega di Mastro Pietrogiovanni Piro, calzolaio, era stato installato un primo rifornitore Shell di carburanti per le poche macchine che circolavano in Curinga: Famiglia Bevilacqua, Notaio Panzarella, Signor Giacinto Lo Russo, Esattore Don Pietro Gullo e pochissimi altri.
Il servizio offerto a questi utenti era tanto poco redditizio che indusse il gestore Sig. Currado G.B. a dismetterlo. 
Mi è stato riferito che è stato “Mastru Vito Frijia” a provare a rimetter su questa nuova attività, con la società Shell, ma che, nonostante disponesse già delle colonnine di distribuzione, alla fine, per mancato accordo sulla suddivisione degli utili, non se ne fece nulla. Troppo onere e poco guadagno, queste le conclusioni di “Mastru Vitu”.
Ci prova allora don Marco Cristiano, un sanpietrese sposato a Curinga che, dotato di grande spirito d’iniziativa imprenditoriale, riesce, lì dove il Sig. Frijia non era riuscito. 
Mettendo in atto tutte le sue abilità imprenditoriali, è riuscito a mettere su diverse attività tra cui un Bar, un Panificio, lo stesso distributore e, non per ultimo, un Frantoio, in località “Ponte”, (oggi di nuova generazione), gestito dal figlio Franco, e che costituisce un fiore all’occhiello per l’intera comunità curinghese.
Don Marco, superate le prime difficoltà, sistema il suo distributore al centro di piazza Immacolata, in mezzo a tanta perplessità dei cittadini che, con questa nuova presenza, vedevano la piazza deturpata nella sua bellezza.
Un chiosco centrale e tre colonnine di distribuzione: una per la benzina super, una per quella normale e la terza per la miscela per le Api e le Moto, che superavano numericamente di gran lunga le automobili presenti nel paese. 
L’Ape si rendeva molto più utile dell’automobile, perché consentiva ai suoi proprietari di utilizzarla come mezzo di trasporto per derrate che provenivano dalle campagne, con la possibilità di sostituire i loro asini, accorciando contemporaneamente sia i tempi sia le distanze che li separavano dai loro poderi, dislocati nell’agro del territorio di Curinga.
Gli anni ’60 hanno prodotto benessere per tutti e, rifornirsi di miscela o benzina nel passo, era diventata un’impellente necessità.
Da questa piazza, sono comunque spariti una Croce ed una Tradizione.
Una Grande Croce posta sul lato sinistro della facciata della Chiesa, e fissata saldamente per terra tra i due locali Farmacia-Garage, costituiva un simbolo ed un riferimento nel giorno delle Palme, quando ognuno batteva su di essa la sua grande Palma fatta da rami d’ulivo, e che usava poi portarli nei campi di grano di sua proprietà o nei vigneti, uliveti o altro, augurandosi con questo, prosperità e buon raccolto.
Una fila di alberi a fronda ampia, ben allineati e posti davanti le Baracche, completavano ed abbellivano questa splendida Piazza.