Cinema Diana e . . . Processioni

Gornelli e il Cinema Diana

 Adesso ci sediamo su questa panchina difronte alla statua della Madonna, e ti racconto un’altra storiella divertente che riguarda il Cinema Diana e che si trovava proprio lì, a quelle prime due porte sulla strada che sale verso il Santuario.
Ancor prima però, ti devo raccontare la vera storia di questo luogo, così come l'ho vissuto io negli anni della mia fanciullezza.
Io, ricordo questo luogo con un enorme burrone, dove veniva buttata tutta la spazzatura prodotta dalla popolazione di Curinga. Ricordo gli spazzini del tempo che, con un carretto trainato da un Mulo, giravano il paese, lo ripulivano e svuotavano i cassoni (in legno) dalla spazzatura riversandoli nel carretto a sponde alte, e quando questo era pieno, scendevano a Gornelli e riversavano il tutto nel burrone di Gornelli “’nta lu cafhuni de gurniegghi”.
La strada si presentava più stretta di quella che ora è, con un muro a forma di sedile posto in piena curva, difronte alla Madonna, e usato dai giovani del tempo per sedersi in attesa delle ragazze, che passavano da lì, per andare a scuola di ricamo e cucito, a Sant’Elia, dalla Suore.
Alla fontana, che non era ben rifinita come lo è oggi, si aspettavano anche quelle ragazze che si recavano per approvvigionare d’acqua la propria famiglia.
Spesso era semplicemente la "scusa giusta" da propinare alla mamma per potersi recare alla fontana e incontrarsi col proprio ragazzo ma, non sempre le coincidenze erano favorevoli a questi incontri perché, bastava la presenza di un estraneo, per limitare i propri desideri a semplici sguardi e ammiccamenti.
Tutto questo, valeva per tutte le altre fontane che si trovavano sparse su tutto il territorio del paese come: Tre Canali, Notar Cola, Piano delle Aie, Ospizio, Passo, ecc., alle quali le ragazze e le mamme di famiglia si recavano, ed è proprio in questi luoghi che sono nati molti amori, sfociati poi in matrimonio.
Adesso, come vedi, questo posto è diventato una Villetta, ben alberata e ben tenuta, e mi hanno raccontato che è stata costruita quando al sindaco gli è stata offerta l’opportunità, dall’Amministrazione Provinciale, di sistemare lo stato idrogeologico “de lu cafhuni de gurniegghi”.  
E’ stato così che, sul riempimento di questo burrone, è sorta questa piccola villa, disseminata di alberi d’alto fusto, all’ombra dei quali, molte persone, nelle afose estati, si godono il fresco.
Negli anni ‘50, esisteva in Curinga il Cinema Diana così come esisteva un Cinema a San Pietro a Maida e uno, di maggiori dimensioni e importanza, a Maida.
Era gestito inizialmente dal Sig. Condello, ceduto poi ai fratelli Attanasi (Giuseppe e Basilio) ed era frequentatissimo, anche nei periodi in cui la programmazione sembrava lasciasse a desiderare.
I film di Totò erano quelli di maggiore richiamo ma anche quelli di Zorro, di Guerra, Western o Romanzi come I Miserabili, Romeo e Giulietta ed altri, venivano seguiti con interesse.
Totò, Croccolo, Tieri, Gasmann, Tognazzi, Raf Vallone, Steve Reeves Sergio Fantoni e tanti altri, erano i nomi più noti tra gli attori del tempo.
I Film venivano pubblicizzati attraverso il Banditore che, girando per le vie del paese, si fermava ogni cinquanta o cento metri per declamare a gran voce il nome del film in proiezione la sera o le sere a seguire. 
Grandi manifesti con la raffigurazione di una scena del film venivano affissi in Piazza e nei luoghi di maggiore frequentazione per attrarre l’attenzione e per invogliare i cittadini ad andare al Cinema.
Il locale veniva anche utilizzato per eventi particolari e rappresentazioni teatrali, come le famose Farse Carnevalesche di “Don Mario Frijia”.
Per la “Prima rappresentazione della Farsa”, Don Mario, fittava per una o più sere il Cinema Diana e, a pagamento, richiamava tanta gente, soprattutto quella più curiosa di conoscerne il contenuto della rappresentazione che, verteva sempre o quasi sempre, su personaggi che tanto avevano a che fare con la realtà politica e sociale del paese.
Si ironizzava su certe verità e su certi personaggi di spicco, e spesso, per queste gratuite ironie, si creavano tensioni ed inimicizie impensabili.
Tieni conto che, tutti gli attori di queste Farse, trasformati anche in attrici, erano strettamente del luogo, ed era questo un ulteriore motivo di divertimento, con tanti “attori (?) curinghesi” allo sbaraglio.
Le Farse, scritte tutte da Don Mario Frijia, venivano preparate con gli “Attori”, nelle fredde serate invernali, in scantinati, di tarda sera e, con un buon bicchiere di vino a fianco.  Venivano poi rappresentate nel periodo di carnevale. 
I costumi, le scene e tutto quanto riguardasse la Farsa, erano tutte creazioni dell’autore. 
Fisarmoniche, chitarre e tamburi, erano gli strumenti musicali di accompagnamento in queste circostanze; al tutto, si accompagnava il frastuono infernale e immancabile dei ragazzini che, numerosissimi, accompagnavano per le vie del paese la “Farsa di Don Mario”.       
Era un evento.
Il Cinema Diana era frequentato da tutti, ragazzi compresi, e durante la proiezione era solito sentire ad alta voce un commento ironico sulla scena in atto che distraeva l’attenzione del pubblico presente e che suscitava in alcuni, irritazione, per non avere potuto godere appieno la scena del film stesso. 
Capitava anche che, nei momenti di maggiore concitazione, l’operatore Attanasi, interrompesse la proiezione per placare gli animi più accesi e ricondurre il pubblico al silenzio richiesto, per apprezzare maggiormente le scene e la storia trattata.
Il gestore, non per errore ma per semplice divertimento, era anche capace di proiettare per primo, il secondo tempo di un film, e poi, il primo tempo dello stesso film.
Capitava anche che la corrente elettrica, soprattutto nel periodo invernale, andasse via per parecchio tempo, interrompendo così la proiezione, e quando questo accadeva, erano tanti gli improperi, alcuni spiritosi e altri ironici e pesanti, indirizzati tutti contro i gestori ENEL che, a sentirli, diventava un altro cinema dentro il cinema, suscitando risate a crepapelle.   
Tutti, in questi momenti, diventavano attori di se stessi, e approfittando dell’oscurità e dal fatto di non potere essere riconosciuti nel buio, venivano tirate fuori ironie impensabili e verità nascoste che, erano anche sottolineate da applausi a scena aperta dal resto dei presenti.
E’ inutile dirti che, ad alcuni spettatori, stanchi dalla fatica del lavoro manuale giornaliero, capitava di addormentarsi durante la proiezione del film, e a fine spettacolo dovevano essere svegliati per indurli a uscire dal locale e andarsene a casa. 
Non si contavano, nel buio della proiezione, rutti e scorregge, che infastidivano e che spesso venivano volontariamente fatti per urtare la suscettibilità di altri spettatori presenti che, reagivano con bestemmie e improperi irripetibili.
Durante la proiezione, era solito consumare lupini, castagne, noci, arance, mandarini, fichi secchi, caramelle, noccioline ed altro, lasciando a fine spettacolo, uno strato considerevole di bucce e di altro sul pavimento.
Quando la programmazione prevedeva proiezione di Film di una certa importanza, allora erano presenti anche le “autorità” del luogo, che occupavano esclusivamente le ultime file, per prevenire ed evitare lanci probabili di oggetti o frutta, che andavano a colpire la testa gli ignari spettatori che occupavano le prime file.
Il Santuario del Carmine e tutte le Processioni di Curinga
 
paesana che via via ti sto raccontando hanno suscitato in te molto interesse, o è solo curiosità?
Va sempre bene, perché la curiosità allarga le conoscenze.
Adesso andiamo a visitare il Santuario, ma ti ricordo che lungo la salita c’era la forgia dei fratelli Vono.
I tre fratelli, Domenico, Francesco e Pietro, furono tra i primi a produrre opere artistiche in ferro battuto: cancelli, balconi e inferriate di grande pregio molti dei quali si possono ancora ammirare per le vie di Curinga.
Pietro e Domenico in seguito si sono trasferiti ad Acconia, continuando la stessa attività lavorativa che nel tempo si è ampliata resistendo ancora oggi nonostante l’evoluzione tecnica.
Erano Fabbri più evoluti rispetto a tutti gli altri perché usavano il Maglio, un attrezzo che consentiva di modellare più velocemente il ferro, con minore forza e fatica.  
 Oggi l’attività è sempre gestita dai fratelli Vono ma questa volta si tratta dei discendenti, figli di Mastro Pietro Vono.
Ed ecco che in cima a questa scalinata c’è la Chiesa della Madonna del Carmelo, sorta attorno al 1629 come riportano i documenti ecclesiali, ed elevata a Santuario nel 1952, proprio nel periodo della mia fanciullezza.
Puoi notare che anche questa Chiesa è decorata a stucco lucido e doratura a foglia, opera anche questa dell’Architetto e Pittore Agostino Guzzi da Miglierina.
Il Portone in Bronzo, è opera del Maestro Giuseppe Farina da Monterosso e fu realizzato nel 1981 come documenta la data stampigliata ai piedi del Portone stesso.
Caratteristica di questo Santuario è la presenza di un Sepolcreto posto sotto la Chiesa e accessibile dall’esterno, che accoglieva tra le altre le salme dei Religiosi che hanno vissuto e dato vita a questo Santuario.
Ti posso dire che io, assieme ad altri e alla presenza del Parroco del tempo Don Antonio Bonello, l’ho visitato.
La disposizione e le attrezzature nei locali richiamano alle antichissime usanze sulla sepoltura. 
Ti descrivo uno degli ambienti che era forse quello più significativo il colatoio, dove era presente una profonda buca centrale di forma circolare mentre lungo le pareti erano addossati dei sedili in pietra dove veniva posto il corpo per l'essiccazione: al centro dei sedili un foro permetteva di raccogliere i resti organici per convogliarli nel pozzo centrale.
Le particolari condizioni ambientali avrebbero portato il corpo all’essiccazione perdendo i liquidi ed evitando la putrefazione.
Un gran mucchio di ossa, senza distinzione di appartenenza, occupava una stanza attigua.
Adiacente alla Chiesa c’era l’alloggio delle suore che, oltre alle pratiche religiose, dirigevano un “laboratorio di ricamo” e una scuola materna che all’epoca si chiamava “asilo infantile”.
Il “laboratorio” era frequentato dalle molte ragazze che apprendendo l’arte del ricamo, provvedevano alla preparazione del corredo, che ogni ragazza doveva portare in dote, a fronte di qualsiasi sacrificio, considerati i tempi non floridi.
L’asilo, insieme con quello parrocchiale, ha favorito la crescita dei bambini guidandoli nel percorso educativo e sociale, grazie alla grande capacità di accoglienza e all’attenzione costante per i piccoli da parte delle suore Francescane del Signore.
Oggi le suore si occupano esclusivamente della Casa di Riposo di cui ti parlerò in seguito. 
Ogni anno il 16 luglio si commemora la festività della Madonna del Carmelo, con una serie di manifestazioni religiose all’interno del santuario, e solenne celebrazioni, ufficiate da religiosi carmelitani.
Il 7 luglio inizia il tradizionale cammino che precede la festa: la Novena.
Nove giorni di preghiere, celebrazione delle Messe, ma soprattutto le prediche inerenti il messaggio di Maria che abitualmente che vedono un’ampia partecipazione di fedeli e che culminano con la veglia del 15 luglio.
Il giorno della festa nel tardo pomeriggio, dopo una giornata di funzioni e il transito alla Chiesa Matrice, la Statua della Madonna viene portata in Processione per tutte le vie e vicoli del paese per poi far ritorno alla sua Chiesa sul tardi della serata. 
Durante il percorso la sosta all’Addolorata permette, oltre ad un respiro dopo la salita del Calvario, di installare l’illuminazione sulla statua. Un’altra sosta importante avviene in piazza Diaz … la statua posta sul palco mentre il Frate Carmelitano che ha presieduto tutto il percorso, conclude con il Panegirico alla Madonna e al Carmelo.
Questa processione tuttora vede una grande partecipazione anche perché coincide con il periodo in cui la maggior parte degli emigrati ritorna in paese per le vacanze estive.
E’ in ogni caso, una festa molto sentita e direi che la devozione verso questa Madonna è veramente imponente, … la comunità curinghese in Canada festeggia il 16 luglio. In processione la Madonna è seguita da Sant’Elia la cui festa ricorre il 20 di luglio. 
Al rientro della processione si procede all’atteso sorteggio degli “abitini della Madonna del Carmelo”, un piccolo scapolare che ognuno anela di portare a casa a fine festa. I ricchi fuochi pirotecnici concludono i festeggiamenti religiosi, poi seguono quelli in piazza, in genere complessi musicali.    Una curiosità: nei tempi passati dal 17 luglio, cominciava l’esodo verso il mare.
Sempre allo stesso Santuario sono conferite altre importanti processioni come quella della Domenica di Pasqua con il Cristo Risorto.
Anche la Processione di Santa Lucia, che si svolge il 13 di dicembre, parte da questo Santuario.
Durante questa processione la statua era preceduta da una ragazza del paese, vestita come la Santa, che portava in mano il piattino con gli occhi.
La presenza in Curinga di due Confraternite, Immacolata e Carmelo, ha creato rivalità, tuttora presenti ed   evidenti soprattutto durante le relative ricorrenze e festeggiamenti: si determinava addirittura l’affluenza alle processioni calcolando il tempo di percorrenza di un tratto di strada! erano sempre in competizione!  U carmelitanu guardava con astio u mmaculatista e viceversa.
Dico erano perché penso che ormai tutto si sia ridimensionato e le nuove generazioni si prestano poco agli schieramenti religiosi. Per la Congregazione dell’Immacolata sono due gli appuntamenti importanti che si concludono sempre con la Processione: l’8 di Dicembre e il mese di maggio.
Viene anche celebrata una festività francescana, quella di santa Rita. Ricordo un particolare: durante la funzione si assisteva alla pioggia di rose, non so se questo rito vive ancora. Per la festa dell’immacolata ci si preparava sempre con il classico novenario, ma la particolarità di questa festività era contenuta non tanto nelle funzioni religiose che si ripetevano, quanto per l’orario in cui queste si tenevano: alle quattro del mattino si udivano i rintocchi delle campane che chiamavano i fedeli e la Chiesa si riempiva fino ai limiti della sua capienza.
Alla fine ognuno ritornava alla famiglia che ancora dormiva, molti nella rigida alba invernale prendevano la strada della campagna dove li aspettava una giornata di lavoro.
L’ultimo giorno di novena la funzione terminava con una limitata processione rionale al chiarore delle fiaccole che smorzavano il buio nelle vie ancora addormentate.
Spesso i giovani accompagnavano i genitori alla novena, ma alla funzione preferivano il gioco della “Cavallina”, “Cavacecio”, oppure alla Sella “Seggha” nella piazza antistante la Chiesa.
Il gioco della sella era più crudele rispetto alla cavallina perché prevedeva di saltare sulle spalle dei ragazzi della squadra avversaria.  
Piegati uno dietro l’altro, aggrappandosi all’amico che precedeva e formare così un solido appoggio, dovevano resistere al peso degli avversari che uno dopo l’altro vi saltavano sopra.
Se la squadra di supporto riusciva a resistere fino alla fine del conteggio stabilito a inizio gara, si scambiavano i ruoli.
Lo scopo era di sovraccaricare tanto da far cedere gli avversari sotto il sovrappeso e a riproporsi come squadra vincente.
Costituiva penalità non mantenersi in equilibrio sull’avversario toccando terra anche con un solo piede.
Certo erano dei giochi semplici ed ingenui, ormai sono solo ricordi, ma di sicuro ci si divertiva tanto.
Ma le ricorrenze religiose non finiscono qua.
Il 2 Luglio ricorre la festa della Madonna delle Grazie.
Devi sapere che in zona Rizzello, circondata da campagna, c’è una chiesetta che risale agli inizi del 1500 dedicata alla Madonna delle Grazie.
E’ stata fatta ricostruire da Ippolita Ruffo, moglie di Nicola Ruffo, dopo il tremendo terremoto del 1783.
La devozione verso questa Madonna richiama tuttora moltissimi fedeli che giungono da tutti i paesi vicini, Jacurso, Maida, San Pietro a Maida, Curinga, Acconia, Montesoro, anche a piedi, per rendere omaggio.
Dal pomeriggio della vigilia, lungo le strade che vi afferiscono, è facile imbattersi in questi gruppi che in preghiera raggiungeranno nella serata la Chiesetta per partecipare poi alla tradizionale veglia.
Da Curinga era d’uso recarsi a piedi attraversando viottoli di campagna, l’occasione era buona per assaggiare i primi fichi, le prime pere e per i ragazzi racimolare un piccolo regalo, magari un fischietto o un pallone, comprato proprio alla fiera delle Grazie.
Ricordo di esserci stato con mia madre una volta e di avere sofferto non la lunga camminata ma … la sete… sotto il caldo cocente dell’estate. 
Ricordo un signore che, complice il gran caldo, vendeva acqua contenuta in un barile mantenuto rigorosamente al fresco sotto un fascio di felci, al modico prezzo di cinque lire a bicchiere…
In realtà per i curinghesi non era pesante il percorso dell’andata quanto quello del ritorno che avveniva sotto il sole di luglio e … in salita, pertanto diventava obbligata la sosta a una sorgente “a fhuntana de ruzziegghu” che, nonostante fornisse un’acqua che sapeva di terra, riusciva a dissetare e a rinfrescare i passanti.
Ancora oggi la ricorrenza coinvolge sempre un gran numero di devoti che provengono sempre dai paesi vicini, si è anche popolata di tantissimi emigrati di colore che sfruttano la festa per vendere gli oggetti più svariati e potere così affrontare i problemi della sopravvivenza.
Come puoi notare, Curinga ha avuto e conserva ancora grandi tradizioni religiose ma, con grande rammarico non ricordo una grande festa per il Santo Patrono di Curinga “Sant’Andrea”.
Solo una Messa …
All’epoca di cui ti sto parlando, era parroco Don Antonio Bonello che poco ci teneva a portar Santi per le vie del paese anzi, entrava spesso in contrasto con i Priori delle due Congreghe che, dal canto loro, non volevano mai rinunciare alle loro processioni e non erano neanche disponibili ad accorciare i percorsi stabiliti dalla tradizione.
Negli ultimi anni, i parroci che si sono susseguiti, come riconoscimento al Patrono sembra che abbiano istituito accanto alla Messa anche la … Processione.